Il progetto, nato dall’analisi visiva del “Sarcofago degli Sposi” etrusco, in collaborazione con SBAEM Soprintendenza Beni Archeolgia Etruria Meridionale, presentato per la prima volta al Museo Etrusco di Villa Giulia a Roma durante la X Giornata del Contemporaneo AMACI, si compone di cinque lavori di grandi dimensioni, rielaborazioni digitali di fotografia, disegno e grafica al computer, riprodotte sulla materia diafana di un velo.
Completa l'installazione un video.
La gestualità dei due Sposi è per me la maggior fonte d’ispirazione che vede, nel gesto delle loro mani, un linguaggio segreto, criptato e sepolto da secoli nel quale, attraverso un’analisi storica, etica e sociale, si può riconoscere un ponte tra epoche e culture narrato attraverso simboli ermetici.
Un gesto che parla di amore reciproco dei due sposi, e del profondo rispetto e considerazione di cui godeva la donna nella società etrusca, in netto contrasto con quanto accade ai giorni nostri.
Un gesto che, sotto l’apparente atto di versarsi unguenti profumati, nasconde il gesto simbolico della danza orientale Natya, un Mudra.
In particolare tre Mudra indiani sono riprodotti esattamente nella posizione delle mani dei due sposi ed identificabili in alcune divinità induiste la cui analisi ed interpretazione accompagna lo spettatore in un viaggio insolito e affascinante.
“Gesti antichi che si distorcono e si traducono nella contemporaneità in atti di assoluta follia, celano il disagio segreto di uno sposo che trova, nell’annientamento della sua metà di vita, l’unica via d’uscita, l’unica via possibile di liberazione, l’unica forma di riconoscimento ed affermazione del suo essere Uomo.
Di contro la Donna, che ha gettato nell’oblio la sua Essenza stessa di Donna e paga il suo essere Energia Vitale, Regina di quella dimora quotidiana che diventa ònere e costrizione per quell’Uomo, privo ormai delle innate certezza.
Entrambi hanno perso la comunione con l’altro tramutandosi in due porzioni incomunicabili che viaggiano, ormai, su strade parallele”.